Dopo il diluvio, il vino. Le origini. La storia del vino. Parte 2.

Trecentomila anni fa il rampicante vitis vinifera cresceva spontaneamente nella cosiddetta «fascia viticola», che dalla attuale Spagna si propagava fino alle pendici dell’Himalaya. E’ in questa fase preistorica che si crearono le condizioni biologiche per la proliferazione di questa pianta, progenitrice della nostra uva.





La fascia vinicola dove 600000 anni fa (no, non ho messo troppi zero…) il rampicante della vite cresceva spontaneo.
Con un poderoso balzo in avanti nel tempo giungiamo a circa 6000 anni fa quando gli abitanti dell’attuale Armenia e Turchia Orientale, parte dell’antichissima fascia viticola, furono i primi ad addomesticarla con la finalità di farne vino. L’Armenia ai tempi non era definita ovviamente come nazione: quelle terre venivano chiamate in età antica Colchide, la mitica Colchide raggiunta ed esplorata da Giasone e gli Argonauti. Il genere umano era già passato dalla vita nomade alla vita stanziale. L’uomo non conosceva la scrittura, aveva drizzato la schiena e comunicava con quella che può essere considerata una forma di pre-linguaggio.
Giasone prende il vello d’oro: particolare di un vaso greco.
Tuttavia l’origine, la scintilla evolutiva che portò gli abitanti della Colchide alla vinificazione, alla creazione del vino dalla fermentazione controllata dell’uva coltivata è ancora un mistero. L’intervento dell’uomo è fondamentale: del resto la naturale deriva dell’uva è l’acescenza. L’uva non si eleva spontaneamente in vino. E nessun scienziato e storico ha mai spiegato come avvenne “l’invenzione della gioia”, per citare il titolo di un meraviglioso libro sul vino di Sandro Sangiorgi. Abbiamo solo concomitanze di ipotesi scientifiche che individuano un grande evento cataclismatico, un diluvio, avvenuto 6000 anni fa: questo il “quando”. Per il “come” sfuggiamo dalle algide maglie logiche della scienza per avventurarsi nelle seducenti quanto scivolose prode della suggestione. Infatti autori, scrittori, poeti di culture e popoli lontani fra loro cantano nei loro miti, nei loro testi sacri, fra le loro misteriose leggende, di un drammatico diluvio che quasi provocò l’estinzione del genere umano. Ecco, nel successivo rinascimento di quei pochi superstiti, c’è sempre un eroe, un portatore di luce, un archimandrita che guida il suo popolo e pianta una vite. E questo “come” è quindi affidato a storie, leggende o racconti biblici di popoli vissuti e sviluppatisi qualche millennio dopo il diluvio e che ambientano ai tempi del diluvio queste origini. I Babilonesi, primi in ordine cronologico, amavano e apprezzavano il vino: è di età babilonese il primo documento artistico di persone che bevono vino, lo Stendardo di Ur. I Babilonesi riconoscevano e adoravano un dio, meglio una deità della vite, tale Geshtin, “madre dell’uva”. Nella epopea narrata in uno delle loro opere letterarie compare un eroe, Ut Napishtim, che offriva agli operai che stavano costruendo un’arca per affrontare il diluvio il succo della vigna. Dercos-Haelius, “il marinaio del vino nuovo”, era un altro eroe tratteggiato che affrontò il diluvio e al termine dell’alluvione piantò una vite in segno di rinascita.
Il primo documento artistiche di persone che bevono vino: lo stendardo di Ur, età babilonese, conservato al British Museum.
Venendo alla civiltà greca, qualcuno di voi forse conoscerà la figura di Deucalione, la cui cagna partorì un tralcio di vite e il figlio Oreste lo piantò.
Infine, e ai più ben noto, il rimando sacro, quello che noi tutti conosciamo, il racconto biblico – si trova infatti nella Genesi – del diluvio universale e dell’arca di Noè. Noè piantò dell’uva e se ne ubriacò, una volta approdato sul monte Ararat in Turchia.
L’Ebbrezza di Noè al cospetto dei figli, come raffigurata dal grande Michelangelo.
Al di là delle leggende e dei racconti biblici che portano un po’ di luce, ma non troppa, sul “come” nacque il vino, è coerente col nostro racconto un aforisma di Tucidide: “I popoli del mediterraneo cominciarono a emergere dalla barbarie quando impararono a coltivare la vite e l’olivo”. Lo storico greco sottolinea nella nascita del viticoltura un passaggio fondamentale per la civiltà umana. Come scritto sopra: vino come sinonimo di civiltà. Suggestivo è che questa origine del vino venga collocata e fatta coincidere con un rinascimento, una nuova era aurea, in una ascesi del genere umano, successiva e migliore a quella antidiluviana dominata dalla barbarie e dal peccato. Dopo tanta acqua a lavare i peccati e l’abbruttimento, ecco finalmente il vino!