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I lavori fervono, scavi dei suppostoni visti dal basso. |
“Certe feci non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”: una guzzantiana parodia di Venditti per raccontare questi giorni al Bisarno, dove gli sforzi sono stati concentrati a espletare la motilità delle nostre deiezioni, per alludere con il linguaggio alla Queneau a ciò che é stato fatto. Esatto: le fosse biologiche! Le giornate parevano belle ma ogni volta venivano sferzate da un freddo vento. Grazie al nostro vicino, valentissimo pilota di ruspe e scavatori, abbiamo potuto fare gli scavi e il tracciato necessario all’articolata nervatura fogniaria, muovendo all’uopo la tanta terra tufacea e galestrosa che nella parte bassa di Bisarno, immediatamente sotto l’aia, avvolge il porcile col suo trogolo e il fienile, fino a declinare verso un roveto e un pozzo abbandonato, prima di ritrovare la strada bianca che conduce alle altre fattorie, la fabbrica e il fiume. Nello specifico, é stato fatto un “bucone” per la fossa biologica con sgrassatore e il percolatore – due suppostoni ficcati nel suolo a tre metri di profondità – a valle del fienile e lievemente in pendenza rispetto al piano terra dello stesso. Il fine di questo posizionamento è poter garantire (un giorno, chissà quale e chissà quando) un corretto scarico al bagno del fienile. Insomma, un fine settimana al solito stancante, con musi lunghi e stanchi, ma in cui dentro casa si é quasi finito il velo e la facciata esterna é quasi completata. Tanti piccoli seppur parziali conseguimenti, un po’ di aria aperta, l’imminente arrivo di maggio (il mio mese, speriamo la sia anche questo), una condizione di salute lievemente meno peggio del solito, un po’ di ginnastica in palestra, una bella biciclettata attorno casa con le bambine, tant’è che nelle ultime ore ho riassaporato il piacere di quanto mi sta accadendo in questi mesi di rivoluzione, una rivoluzione che ho voluto e sto guidando com tutta la mia passione e la massima concentrazione ma che ultimamente mi aveva eroso e prosciugato i miei soliti entusiasmi esistenziali: insomma, ho gustato lentamente, dopo mesi di inappetenza, un profumato e appetitoso amuse-bouche di quello che, incastrati tanti se e risolti molti ma, potrà essere la mia vita da quarantenne e la nostra nuova vita. Non a caso oggi, per baloccarmi e poco più, durante una atipica spesa domenicale in una gigantesca e affollata Coop, ho comprato dei semi: pomodoro, peperoncino e carote e gli strumenti per piantare. Non mi hanno però fornito le istruzioni. Vediamo di raccoglierne qualche frutto in tarda estate!
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Chi fa e chi osserva… |