La fragilità della bellezza.

Treno di rientro. Si è conclusa la settimana di lavoro più lunga, emaciante e folle da quando ho iniziato questo mestiere nel remoto 2004. Vinitaly i primi giorni, e poi (e soprattutto) la Milano Design Week, dove si è svolta, nei due Dazi di Piazza Sempione, quella dell’arco della pace, l’iniziativa “Oro by Ruffino”. “Oro by Ruffino” è una mostra di 6 opere d’arte e design ispirate dal nostro vino Riserva Ducale Oro, che si svolge al Dazio di Levante. Nel Dazio di Ponente, di fronte, abbiamo allestito la nostra “hospitality”, con un ristorante, un bar, una zona lounge, tutto arredato a tema “oro”. L’oro è non solo materiale luminoso e splendente, ma è elemento alchemico di elevazione e trasformazione. Attorno a questi due poli, i due dazi, si sono succedute una serie di eventi e attività: cene di gala, degustazioni dei vini Ruffino, il vernissage d’apertura, colazioni con gli artisti, tavole rotonde, incontri con la stampa e, soprattutto, un divertentissimo party danzante. Sono partito per questa settimana non in grande forma, convalescente dopo una bronchite. Sto rientrando non ancora del tutto guarito, con ancora tante tosse e, soprattutto gli strascichi della stanchezza accumulata in giornate lunghissime, per non dire dei mesi che la hanno preceduta, che mi e ci hanno eroso, ma, finalmente, adesso leggero di testa, contento dei risultati ottenuti e comunque cambiato, trasformato anche io.

Si potrebbe scrivere un libro di tutte le vicissitudini accadute fra i vari team di lavoro. Aneddoti, nervosismi, tensioni, ma anche risate, coincidenze, professionalità emerse in situazioni molto complesse. Personalmente sono contento perché oltre a un enorme arricchimento professionale nell’organizzazione di eventi complessi, ho avuto anche l’opportunità di affinare, e presentare in diversi momenti teatrali, molto emozionanti (ero tesissimo!) lo storytelling Ruffino, legandolo questa volta specificatamente a “Oro by Ruffino” e arricchendolo ancor di più di una visione culturale e artistica, civilizzante. In particolare ci sono state due opere, un kintsugi e un Dioniso, che mi hanno ispirato una narrazione incentrata sul grande tema della fragilità delle cose belle e della importanza di prendersi cura di questa fragilità. Il kintsugi, applicata in questo caso nell’opera Atmosphere di Chiara Lorenzetti, è la tecnica giapponese di riparare, con inserti in oro, delle cose rotte, molto spesso vasellame. La rottura viene così sottolineata, non nascosta, diventando un elogio alla fragilità, della delicatezza, delle ferite della vita, del tempo che scorre. Il vaso di Chiara era bellissimo. L’altra opera è un Dioniso  sfigurato dal vento e dal tempo, realizzato in vetro resina laccata d’oro da Ettore Marinelli. Il dio del vino, dell’eros, del teatro, in un tocco umano, delicato, transeunte. Del resto, anche il sogno di Ilario e Leopoldo Ruffino fin dalla fondazione nel 1877 è stato quello di condividere col mondo la bellezza dello stare insieme, rappresentando, attorno a un calice, la nostra civiltà, il nostro saper fare, fiorito in quel meraviglioso territorio che è il Chianti Classico, terra di conflitti medievali e poi espressione di un rinascimento senza fine. Una danza dionisiaca che però sappiamo tutti essere fragile, essere una riparazione dal male di vivere, un momento fugace e tuttavia da afferrare per allontanare le paure del tempo che passa. Del resto tutte le cose belle sono fragili. L’arte, l’amicizia, il nostro pianeta, l’amore, i fiori, la vita stessa. E anche il vino.

Adesso si rientra a casa dove si mettono a fuoco nuovi obiettivi. Fra due settimane si parte per il Canada. Il Diploma urge con tre esami da dare a giugno. Abbiamo reiniziato i lavori del fienile. Voglio iniziare l’orto estivo. Riappropriarmi della fragile bellezza di Bisarno, tanto per rimanere in tema. Insomma, tante tantissime cose. Come sempre.  

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