La ruzzolina della radio

Ogni tanto mi echeggia ancora nei ricordi. Dopo tanto ruotare, intercettavo con l’orecchio teso gli accordi della mia canzone preferita, ma non riuscivo mai a sintonizzarla nella giusta frequenza. E più ruotavo la ruzzolina delle radio, più la canzone passava, e l’esperienza cercata si allontanava. Questa mancata perfezione mi ha sempre ossessionato.

Di mio, mi sento sempre un po’ fuori fase, un po’ come quelle canzoni di cui cercavo la perfetta la modulazioni di frequenza, ai tempi della radio e non di spotify.

Sono da qualche giorno a letto con una brutta influenza, come quelle che avevo da ragazzino, e al mio capezzale accorrevano mamma, nonna, zia, regine magie cariche di prelibatezze, doni, coccole. Quei tempi sono andati. E, crescendo, dopo i 30, via diciamo dopo i 25 per non apparire troppo mammone, non ho ricordi gustosi di giornate a letto, proprio perchè forse gestite in solitaria da giovane uomo e poi da padre di famiglia, come è giusto che sia. E quelle di questi giorni sono giornate a letto in solitaria, malinconiche e riempite da questa stizzita tosse che non mi abbandona mai.

Quando non si sta bene ci si sente molto soli, a differenza della contentezza, della felicità, che è bella nella condivisione. E mentre si sta male, i pensieri si acuiscono, e si fanno spesso più pungenti, e severi nell’auto giudizio. Sto correndo troppo. Il lavoro mi emacia. Ci sono eventi e iniziative che si sovrappongono senza tregua e, al netto di bellissime opportunità lavorative, di grande crescita (Vinitaly e la Milano Design Week stanno arrivando), resta la stanchezza che si accumula e un po’ di energie negative che mi sento addosso che, forse, hanno contribuito a minare le difese immunitarie.

Durante questo fine settimana di malanno avevamo il party di battesimo della mia nipote. Mi piacciono molto le feste, ma essere in piedi, festoso, ciarliero, con la febbre, non è stato per niente facile e alla fine sicuramente non ho accorciato il decorso. Anzi. Mi sono poi bruciato una trasferta a Londra per una sessione di assaggi del Diploma: il Diploma è un percorso di cui sono grato all’azienda e che mi sta dando tanto, ma impone ritmi non sovrapponibili al lavoro. Quindi, ci si sveglia prima, ci si addormenta dopo. Si sfruttano i week end. Durante i quali preferirei fare attività più mie, stare con la famiglia, curare l’orto e il giardino, soprattutto in queste ore quando i primi ubertosi caldi si sono affacciati. Insomma, la coperta è sempre un po’ corta e la ruzzolina della radio sempre non perfettamente nella giusta frequenza.

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