La prospettiva dell’autunno





22 ottobre. Alla fine, l’autunno è arrivato. Oggi è una domenica mattina nebbiosa, coi colori caldi e malinconici del periodo e le rose mangiucchiate e sfiorite, belle di una bellezza caduca e fragile. La Laura è stata in piscina e ora armeggia in cucina, le bambine si rilassano in camera leggendo e giocando a Minecraft. Io sono nel BAR(N), oggi davvero umido – fra qualche giorno ci sarà da accendere la stufa – nelle ultime ore di studio che precedono il D2, il secondo esame del Diploma WSET che avrò dopo domani. A breve inforneremo l’arrosto con le patate e il pranzo sarò sublimato da un dolcino preso stamani al bar, prima di andare al cimitero a trovare mio babbo con la mia mamma. I gatti gironzolano attorno sornioni, rilassati, pacificanti. Nel pomeriggio vorrei riunire tutti e quattro per un po’ di raccolte tutti insieme: le noci, anche se quest’anno sono poche e spesso bacate. Le olive, ancora meno ma anche se poche la mamma le metterà a essiccare sotto sale, arancia e peperoncino e diverranno una delizia. Qualche agrume a terra sbattuto dal vento dei giorni scorsi. Gli ultimi friggitelli. Qualche melograno. Ci sono delle consuetudini, dei rituali, delle piccole promesse reiterate che mi aiutano molto. Il sapore del ritorno affettuoso e rassicurante del gesto che si perpetra, non solo nei mesi, ma negli anni e anche fra generazioni, un solco invisibile percorso da chi non c’è più, o da un me di venti, trent’anni fa, quando magari ero io il bambino da portare fuori. Ci si aggrappa a tutto per sentirsi parte integrata di un tutto che sempre cambia, soprattutto la domenica mattina con la prospettiva dell’autunno davanti a noi.