“Certo che questo 14 agosto è stato un filino meglio di quello scorso…” – “Eh, giusto un filino”, commentiamo rientrando in hotel dopo una divertente serata a Montpellier, sosta in itinere verso le Baleari in questa ridente cittadina dell’Occitania.
Lo scorso 14 agosto crollava il ponte di Genova e, sinistra coincidenza, negli stessi momenti del collasso, anche la nostra vita toccava il punto più basso: la diagnosi di K alla Laura.
Essere oggi di nuovo in viaggio, gli occhi festanti ed emozionati delle bambine, è una vittoria. O per lo meno ci hanno insegnato ad accogliere queste conquiste come tale. E questa vacanza cercheremo ora di viverla, di goderla, di non sprecarne nemmeno un attimo.
Da quel 14 agosto 2018 eravamo poi entrati in una spirale di punti sempre più bassi. Ogni volta un nuovo fondo, melmoso, soffocante, emaciante: l’affinamento della diagnosi – e ogni approfondimento la peggiorava -, l’aggravarsi delle condizioni di mio babbo, culminate con la sua morte l’8 dicembre, le sedute di chemio, quei giorni in cui era tutto difficile, anche organizzare una cena e mangiare qualcosa la sera a casa, noi tre e Laura a letto, il dover rispondere alle telefonate degli amici, o l’alzarsi al mattino consci che l’incubo era il risveglio e non la notte agitata e senza sonno.
La primavera ci ha aiutato. La bellezza del nostro mondo che aveva ripreso a fiorire anche. Le risposte alle cure sono state buone e, malgrado il cammino ci abbia completamente trasformato come persone (non penso in peggio), malgrado sia nauseato dalla sofferenza (e fino a quel 14 agosto scorso ero solito ricercare quasi una certa introspezione malinconica, una certa voluptas dolendi assecondata dai miei studi in Lettere, dai libri, dai film in sale deserte il mercoledì sera a biglietto ridotto), malgrado abbia pensato così tante volte alla morte di averne quasi ora un senso di disequilibrata confidenza, malgrado le nottate a cercare di capire quali fossero gli studi più attuali, i trail più interessanti, le medicine più efficaci, ecco, non possiamo negare a noi stessi che stiamo vivendo una nuova rinascita. Ancorati al presente, feriti, disincantati, ma siamo di nuovo vivi.
Come questo vino che mi ruota nel calice in questa fresca serata a Montpellier.
Le bambine guardano felici uno spettacolo di danza acrobatica nella scenografica Place de La Comedie. Applaudono a ogni piroetta, a ogni giravolta. Sono state delle grandi ballerine anche loro quest’anno e, loro malgrado, hanno imparato tutti i chiaroscuri della vita.
E proviamo allora anche noi a ballare in questo strano anniversario. Un anno esatto dal crollo di quello che eravamo, o pensavamo, di essere. Auguri a noi.