Ost Berlin

28 dicembre.

Un bel viaggio, connessioni regolari, solo un po’ di malanni di stagione e Costanza che si tiene la pipi per tutto il giorno, arrivando quasi a scoppiare una volta arrivati nell’appartamento di Julia. La casa é una deliziosa struttura di architettura socialista nel cuore di Prenzlauer Berg, arredata con gusto chic, riuso e minimal dalla padrona di casa. Davvero un tuffo in un passato non remoto anagraficamente, ma culturalmente. Nella casa ci sono due gatti molto timidi che non si fanno trovare. Il che rende il tutto ancora più fiabesco e misterioso. Come in ogni arrivo nelle case delle città, la prima necessità é fare la spesa: siamo andati nel piú vicino Rewe, e ci siamo riforniti di tante pietanze, non proprio locali ma quasi, ovvero turche e mediorientali, e, dopo aver osservato e mappato ottimi ristorantini qui sotto, ci siamo preparati la prima cena di ben arrivati nella nostra adorata Berlino, fresca ma non fredda come una volta, con calice di Riesling e le note imperiture di Battiato.

29 dicembre.

“Alexander Platz, c’era la neve!” Il primo impatto con Berlin non può non essere il solito omaggio alla piazza e al monumento più iconico, la torre della TV, della città: Alexander Platz, con le note imperiture del maestro Franco Battiato.

La piazza si trovava a Berlino Est e una enorme protesta pubblica il 4 novembre 1989 portò ai noti fatti della caduta del muro 5 giorni dopo. Il clima è freddo e ventoso ma non piove. Ne approntiamo, dopo una catartica cioccolata calda con vista torre, per passeggiare nelle zone classiche, una sorta di ricognizione delle aree che poi andremo ad approfondire nei prossimi giorni.

È sempre un piacere rivedere Berlino, soprattutto con l’atmosfera natalizia: Alex, l’Unter der Linten, l’isola dei Musei col Pergamon chiuso, Bebel Platz con un delizioso mercato di Natale, la piazza Gendarmemarkt, peccato impacchettata, il memoriale dell’olocausto – ancora più inquietante e sinistro nel cielo plumbeo – poi la Porta di Brandeburgo pronta ad accogliere la festa dell’ultimo dell’anno, Parisien Platz con l’hotel Adler, il Reichstag e la cupola di vetro di Forster, il Bundestag e gli edifici moderni sulla Sprea, e, infine, al calar della sera e poi al buio, un rientro verso casa lungo una romanticissima atmosfera fra la Sprea e col punto guida di Alex, della ruota panoramica, del Rathaus e di una suggestiva pista di pattinaggio.

A pranzo? Una mirabolante esperienza di cucina georgiana, terra madre del vino ma anche di una forte e gustosa identità gastronomica che unisce sapori russi, cinesi e mediterranei da KinZa. Il katchapuri, la loro pizza / focaccia con formaggio acido e uovo delizioso, così come il Kebap e i dumpling e il robusto rosso dal più famoso varietale georgiano Saperavi. A casa un bel bagno caldo, la vittoria della Fiorentina (di corto muso coi fratelli granata, che ci proietta in una posizione di classifica immeritata ma che mi godo tutta) e una parca cena a base di hummus, avocado, pomodori e datteri per bonificarsi un po’.

30 dicembre.

Purtroppo oggi la giornata è stata mutilata dalla violenta influenza della Laura. Tanto tuonò – erano giorni che fra starnuti e pizzicore alla gola si trascinava qualcosa – che piovve: oggi dopo una nottata preparatoria fra brividi e tosse, le è esplosa una febbre altissima tamponata a stento con tachi 1000 e fazzoletto bagnato sulla fronte, oltre le fettine di limone.

Visto che anche Costi non era in perfetta forma la mattina l’abbiamo trascorsa insieme fuori io e la Mati, per un po’ di shopping – aveva da comprarsi il regalo del nonno – e coccole reciproche: siamo andati nella zona liberty di Berlino, una delle mie favorite: Hackesche Markt.

Il pomeriggio siamo stati in casa a cercare di mitigare il febbrone della Laura. La cena ci siamo concessi un mogio sushi a tre nel ristorante sotto casa, ottimo secondo le recensioni, Ki Kanzaya: neanche troppo buono, a dirla tutta.

31 dicembre.

Laura ancora malata, così io e le bambine ci siamo diretti verso Friedrichschein a camminare lungo le vestigia artisticamente dipinte del muro: l’East Side Gallery. Mi ha emozionato rivedere i luoghi della mia prima volta a Berlino, in quel 2005 quando avevamo trovato affitto in una scuola per batteristi appena convertita ad abitazione, vicino a Warschauer Strabe, non lontano dal Molecola Man issato sulla Sprea. Dopo il muro abbiamo visto un avamposto hippie sulla sprea, l’HolfzMarkt, divertente nel suo essere un esercizio architettonico di riuso un po’ kitch a dirla tutta. Poi, passeggiando in una Berlina deserta e già coi primi botti, inclusa la magniloquente Karl Marx Allee, abbiamo fatto una sosta ludica al Museo dei Videogiochi. Davvero una esperienza per me ritrovare tanti giochi e momenti dell’infanzia, da Prince of Persia a Doom all’Amiga 500. Pranzo con Laura ancora ko ma in lieve ripresa e nel pomeriggio ancora uscita a tre con le bambine, a zonzo nel quartiere dove alloggiamo, Prenzlauer Berg. Siamo arrivati fino ad una Alex Platz che si stava chiudendo per i botti imminenti, giusto il tempo di farsi un godurioso curry wurst alla stazione.

Il cenone? Tutto sommato divertente: hamburger ottimi da una panineria poco distante, Bear Burger, buon vino – mi sono assaggiato diversi Riesling da varie BA della Germania, il tutto in un appartamento prettamente estberlinese, i gatti timidi che ogni tanto si palesavano mossi dalla fame o dalla curiosità, poi un disaster movie e l’attesa della mezzanotte con Amadeus che interrompe bruscamente Annalisa in mezzo a una canzone perchè stava per arrivare la mezzanotte. E alla mezzanotte la città è letteralmente esplosa fra mille fuochi d’artificio e petardi che si sono protratti fino alle 3 e oltre del mattino.

1 gennaio.

Il primo giorno dell’anno! Una mattina un po’ sonnolenta, non che si fosse fatto tardi, ma da primo giorno dell’anno. E Laura di nuovo in piedi.

Al mattino abbiamo passeggiato lungo il Kulturforum, con tutti i meravigliosi musei moderni, chiusi ma apprezzabili per le architetture in cui sono siti. Da lì siamo risaliti in una deserta Potzsdammer Platz dove, dopo una corroborante cioccolata, abbiamo proseguito fino alla Porta di Brandeburgo e giù nell’Unter der Linden per fare uno stop gastronomico gustoso a Jolly, celebre ristorante cinese nell’Isola dei Musei. Che piatti: ho mostrato alla family il rituale dell’anatra alla pechinese – dei roll allestiti da noi dopo che l’anatra è stata sapientemente tagliata, il mondo del dim sum e infine noodles e riso alla cantonese. Nel pomeriggio ci siamo immersi nel clima della DDR nell’omonimo museo – assolutamente da vedere per capire le condizioni, non così disdegnevoli come possono apparire da un certo modo di raccontare la storia, degli abitanti della Germania Est – e poi abbiamo preso l’ennesimo currywurst, io anche un gluewein, nel mercato di Natale di Alex Platz, per poi finire in bellezza con un giro nella ruota panoramica.

2 gennaio.

Una delle giornate più piene ed appaganti, forse perchè l’ultima della vacanza e anche perchè avevamo di nuovo la Laura con noi: siamo una famiglia che litiga e furibondeggia sistematicamente tutti contro tutti, ma alla fine ci piace farlo insieme, non a ranghi ridotti. Ed eccoci a respirare l’ultimo giorno a Berlino. Al mattino, abbiamo rivisto l’alienante e inquietante Judisches Museum, progettato dal grande architetto americano Daniel Libeskind, con l’intento di raccontare, attraverso linee zigzagate e interrotte da dei vuoti, la storia del popolo ebraico e delle sue persecuzioni, di cui l’olocausto è un apice assoluto e irripetibile nel suo orrore, ma solo una delle tante. Una esperienza molto forte. Nel pomeriggio, dopo un burrito gustoso, siamo andati nella zona dello Zoo, dove si trovano la chiesa con la guglia scheggiata, la scultura che simboleggia la pace e i grandi magazzini Ka De We. Un po’ di shopping sotto una pioggia battente per poi rientrare in casa e celebrare la nostra ultima cena nella nostra deliziosa dimora berlinese.