“Ben più della metà della vita l’abbiamo già trascorsa e il resto sarà sicuramente peggio della prima parte”. Alle porte del Natale, è questo il pensiero che ultimamente più mi attanaglia, soprattutto quando si fa buio, mi giro nel letto più a lungo del solito, le giornate sono corte e ci si avvicina alla fine dell’anno e al momento dei consuntivi.
Eppure, è un periodo questo che quasi non dovrebbe lasciar affiorare i pensieri tristi, viste le tante cose in ponte. Tutto sommato belle. Prendersi cura delle bambine è qualcosa che impegna e dà significati, e lascia un certo senso di leggerezza. Stanno crescendo, ci sono piccoli inciampi – oddio, anche grandi spaventi come quello di Costanza – ma prendersi cura di loro aiuta. Poi il lavoro. Vero: faticosissimo, ma proprio in quest’ultimo anno di difficoltà sono emerse le soddisfazioni più grandi e sono nati progetti che sento quasi come dei figli. Quest’anno è nato il BAR(N), spazio fisico bellissimo ma anche mio personal branding dove canalizzare la mia creatività. “La Molecola della Civiltà” è diventata grande e ho viaggiato con lei in tutto il mondo – e chissà che nel 2024 non si approdi anche nel mondo podcast. Poi le mie attività di cantastorie e la mia crescita con EACD e le lezioni ai master de Il Sole 24 Ore e dell’Università Sant’Anna. Abbiamo anche in progetto il restauro del fienile e la sua trasformazione in una nuova casetta che andrà ad arricchire il complesso di Bisarno: finalmente sono ripartiti i lavori e pian pianino ci muoviamo. Lentamente, ma ci muoviamo.
Quindi, forse è proprio questo il segreto per esorcizzare queste striscianti malinconie. Che ho sempre avuto, dai 15 anni poi, solo che con l’incidere degli anni prendono consistenze, anzi, rimuginii diversi. E quando sono accadute le cose brutte, e sono accadute, queste stesse malinconie si sono vaporizzate, sono scomparse. Allora il segreto è non pensare troppo al futuro, a quanto ne resta, non rimpiangere con nostalgia quello che è stato, il passato, le occasioni perse, e stare nel presente e fuori dai propri personalismi. Pensare in positivo. Lasciare una impronta sotto forma di gesti di bellezza, di cure dedicate, di attenzioni affettuose, di principi e valori. E provare a fregarsene dell’altra metà.