“Non sono mai bocciato in vita mia”.

E invece è accaduto. Alle porte della Befana 2024, 10 anni esatti dal giorno dell’infortunio, l’ennesimo, che mise fine alla carriera di Giuseppe Rossi – ero a vederla con mio babbo, quella partita, fallaccio di Rinaudo del Livorno proprio sotto lo sky box dove eravamo – , ho ricevuto l’asettica comunicazione di aver ottenuto un “fail” al secondo esame del Diploma WSET, il D2. E dire che ero anche piuttosto convinto di aver fatto bene, di aver approfondito le domande, di aver gestito bene, rispetto al D1, emozioni e tenuta mentale. Al D1, pass with merit. Qui, fail. E niente lasciava presagire un brutto voto: anche durante il corso avevo fatto decisamente bene la prova di esame e avevo adeguatamente studiato, peraltro nella materia (business) su cui più sento consonanza rispetto al corpus di studio. Vero, lo so, mi sto confrontando con esami difficili, la Champions League della formazione enologica, in lingua non mia, scrittura a mano, materie non del tutto approfondito nei mie anni passati, ma lo scotto è grande e mi girano vorticosamente le palle. Soprattutto perchè ero convinto di averlo fatto bene e mi aspettavo un voto molto alto. Adesso ho la possibilità di ridarlo a marzo, con una certa sovrapposizione rispetto al D4 e D5 che saranno a giugno. Un po’ di complessità organizzative in più, ma posso ancora stare nei tempi che mi sono dato: concludere tutto il percorso entro l’inizio del 2026.

Doveva accadere prima o poi di subire una bocciatura. Mi riferisco all’ambito professionale e formativo, perchè nella vita ne ho presi di schiaffi e di botte. A scuola, o al lavoro, per adesso era tutto andato più che liscio. Mai un passo falso, nemmeno un rimandato a settembre, tornando a un vecchio gergo del liceo anni 90. Anzi, ero sempre stato fra i migliori: lodi, distinction, praise, eccellenze. Quindi, questo stop potrebbe anche farmi bene.

Da lunedì, mi rimbocco le maniche e ci si impegna il doppio rispetto al già tanto che mi sono applicato e si prova a recuperare la situazione. Chissà che non debba essere la cifra comportamentale del 2024 – più un anno di semina, di lavoro oscuro, di amarezze, più che di raccolta – dopo un 2023 in cui mi sono preso davvero tante soddisfazioni.