DIPLOMA WSET. Più Socrate che Faust.

Sono passati tre giorni dal mio D1 a Londra per il Diploma WSET. Non sono contento di me, per niente: ho subito la tensione (prima volta, devo ammettere) e non sono riuscito a far emergere completamente le cose che sapevo. E questo a posteriori è l’aspetto che mi fa più arrabbiare. Paradossalmente, penso di aver accumulato punti (spero che bastino!), sulle domande più complesse, rispetto a quelle che avrei dovuto portarmi a casa per costruire una buona fiducia psicologica funzionale a rispondere alle altre. Incrocio davvero le dita. Bocciare ci sta, ma quanto mi scoccerebbe.

Sono stanco, poi. Le settimane che hanno preceduto l’esame mi hanno esautorato e ho avuto un rilascio di quasi due giorni, con nottate molto nervose, a ripensare cosa non ho scritto, ad arrovellarmi su dubbi (“non posso non averlo messo, o forse l’ho messo ma ora non me lo ricordo quel punto essenziale”) e a generare una certa insoddisfazione, che speravo di sublimare l’indomani dell’esame.

E adesso inizia la parte su cui devo disciplinarmi molto meglio: la gestione mentale. Questo è solo il primo esame, uno dei più complessi ma senz’altro non il più difficile. Ci saranno da gestire due anni, almeno, e altri esami, altri libri da imparare a memoria, ragionamenti da costruire innestati su quelle conoscenze, centinaia di vini da gustare, anzi, da capire, ragionamenti da fare, adesioni a un sistema di apprendimento e verifiche inusuale per me, molto british, in un contesto altamente sfidante.

Quindi, non mi sto pentendo. Anzi. Ammetto di non aver del tutto compreso la portata del diploma, e anche, ammetto, di aver sovrastimato le mie conoscenze pregresse. Ammetto infine che anche il mio livello di inglese, che ritengo buono, non sia ancora al livello sublime che richiede questo corso, in cui agli esami impongono una scrittura a mano senza abbreviazioni e senza ricorso a bullet point.

Però, ho la nettissima sensazione di giocarmi la champions league del mio mondo e questo mi piace tantissimo. E non posso che ricavare, dalle mie sofferte confessioni, aree di miglioramento. Il mondo del vino è enorme e davvero il Diploma WSET mi permette di affrontarlo in tutte le sue sfaccettature, di cui l’assaggio è una delle parti, importante ma non fondamentale. Biologia, chimica, business, patologia della vite, supply chain, vini del mondo, sono alcune delle aree estremamente approfondite. Nel post precedente, scrivevo di altalenare fra il mitico personaggio di Faust (mi sentivo inebriato dalle conoscenze che stavo acquisendo e mi sentivo bene, onnipotente) e Socrate (l’umiltà di sapere di non sapere, che più si studia più ci si rende conto di quanto poco si possa acquisire rispetto allo scibile umano). Ecco, dopo il D1 ho le orecchie basse e una netta appartenenza, adesione direi quasi, all’anima socratica. Ho preso una bella bastonata! Infine, l’inglese. Se voglio arrivare in fondo, e si che lo voglio, devo ulteriormente evolvere questo aspetto. Da un lato se fosse stato in italiano, sono certo che avrei ricevuto all’esame quei 7/10 punti in più che mi avrebbero garantito una quieta promozione, ma sono molto più contento di essere sfidato in inglese e di avere così una occasione irripetibile per impararlo davvero bene.

Del resto, io lavoro per una azienda vinicola di proprietà americana. Il vino lo racconto in inglese. Insomma, non posso che beneficiarne dal Diploma, non solo come persona, per il mio bagaglio culturale (quanto è bello studiare e imparare?) ma anche per il mio io professionale.

Solo, devo gestirlo. Devo imparare a rendere gli studi del WSET routinari, senza farmici dominare altrimenti rischio di perdere la serenità mentale, gli equilibri in famiglia (già fragili perché il mio lavoro mi porta spesso all’estero e mi fagocita già tantissimo) e anche e non ultimo di perdere grip con il lavoro, a cui deve continuare ad andare la mia priorità negli impegni quotidiani e diurni. Ecco, questo è un quarto punto di miglioramento: la gestione delle tante attività in ponte.

Il quinto è la sfida con me stesso, la voglia di migliorarmi, di crescere. Di essere ambizioso e di amare le partite complesse, quelle che danno adrenalina, quelle per cui si può anche perdere, ma per cui vale davvero la pena mettersi in gioco.

Adesso un po’ di ferie. Si va in Portogallo per trovare serenità e bellezza con la famiglia. Porterò il libro del D2 e la parte del D3 dedicata al Portogallo e del D5 dedicata al Porto, ma le priorità saranno altre!