Douro, Oporto e il vino. Portogallo parte 2

Siamo arrivati a Vila Rachel, una splendida quinta nella zona centrale della regione vinicola settentrionale del Portogallo, il Douro, dopo una giornata piuttosto lunga, con i meravigliosi detour a Obidos e Coimbra.

Avevo voglia di visitare il Douro, fiume che dà il nome alla celebre regione vinicola dove vengono prodotte le uve e i vini che poi vanno a maturare a Villa Nova de Gaia, in Porto, per il rinomato vino fortificato Porto. E quasi tutti conoscono questo fatto ma tutti si limitano a visitare la peraltro splendida Porto.

Il Douro prosegue la sua vocazione alla produzione da uve e vini per il “Porto” da oltre trecento anni, ma recentemente produce anche vini fermi, non fortificati, che stanno guadagnando sempre più risalto per la loro qualità. Peraltro mi ero documentato della bellezza della regione, indipendentemente dalla vocazione vinicola. E così ci siamo trovati a pernottare in una quinta, in una azienda vinicola, Quinta Vila Rachel, fondata da uno dei più illustri artisti portoghesi a metà XIX secolo e oggi una cantina a conduzione agronomica sintropica e vinificazione naturale davvero suggestiva. Natura che domina, non si parla di viticoltura ma di biodiversità in cui coesiste la vite con altri alberi, piante, arbusti, le piante traggono reciproco nutrimento, il suolo guadagna nutrienti, anche gli animali sono parte attiva di un ecosistema che permette di portare uve in cantine molto sane e profumati per vini poi appunto vinificati senza solfiti e lieviti selvaggi. Il tutto in uno scenario mozzafiato, con terrazzamenti che digradano a strapiombo verso il fiume Tua, uno dei tributari del Douro.

L’indomani siamo ripartiti per Oporto, che nel mio primo viaggio in Portogallo mi aveva stregato più di Lisbona e che anche questa volta mi ha confermato quanto avevo percepito la prima volta. Città costruita attorno al fiume Douro, solcato dalle barche piene di botti del vino di Porto che poi vengono messe a maturare nelle cantine di Villa Nova de Gaia, di luce infinita riflessa fra il fiume, il cielo e l’oceano, di profumi e sapori (non solo il baccalà, ma anche la trippa e il panino alla francesina, un panino ripieno di roastbeef, maiale, prosciutto, uovo, i piatti tipici), di laboriosa decadenza fra gli azuleios, l’artigianato del sughero e i saliscendi cittadini. I giorni sono volati via, fra camminate, deliziose mangiate, le mie ossessioni per il vino soddisfatte nell’enoteca Garrafeira do Carmo e nella cantina Nieeport, una temperatura fresca, ventilata, piacevole. Insomma, dieci giorni volati via, letteralmente.