Milano-London-Paris-Berlin.

In questi ultimi mesi ho partecipato a una serie di eventi organizzati da Ruffino, insieme alla nostra PR agency Allumeuse fra Milano, Londra, Paris e Berlino. Cene in esclusive case private selezionate da AD, la raffinata rivista di architettura e interiors del gruppo editoriale Condè Nast, con un pubblico legato al mondo del design, dell’architettura e dell’arte e, l’indomani, a complemento della trasferta, un pranzo in un wine club o ristorante al cospetto di giornalisti del vino, MW, esperti del settore.

Ho avuto l’onore di presentare la meravigliosa storia di Ruffino e la capacità del vino di sublimarsi in momenti di bellezza come questi, di saper donare connessioni istantanee con persone appena conosciute, di altri paesi, di diversi interessi.

Sono stati momenti molto forti anche per me. Non è stato facile passare da esperti di design e arte a cultori del vino, dalle caratteristiche dell’annata 95 al ruolo dei Fenici nella storia del vino, al rischio di gelate primaverili a Dioniso e Akratos, alla bellezza architettonica di certi paesaggi scolpiti dall’uomo nell’intento, quasi artistico, di fare vino per goderne in compagnia.

Ogni città, ogni popolo, ha mostrato le sue peculiarità. A Milano, eravamo ancora nel 2023, il pubblico era molto attento, l’ambiente elegantissimo e l’organizzazione da parte di AD Milano sublime, impeccabile: il mio, nostro, rammarico è stato quello di essere riusciti a portare non perfettamente le storie del vino Ruffino, pur avendo i vini Ruffino egregiamente esaltato il piacere dello stare insieme, e della conversazione. A Londra eravamo in una detached house su più livelli, a Marylebone, uno dei quartieri più chic, nell’area di Westminster. Londra ci ha permesso di incontrare socialitè del design, dell’architettura, dell’arte da tutto il mondo, in perfetto approccio capitale di un impero. Veramente un momento cosmopolita in una casa da sogno, ospiti dei giovani proprietari che a Londra hanno sublimato la loro storia d’amore, uno parigino l’altro newyorchese. Sempre a Londra abbiamo avuto anche il “momento vino” al 67PallMall, uno dei wine club con la più grande offerta al calice. Sono riuscito anche ad assaggiare il rarissimo Muscat de Rutherglen, una sorta di Pedro Ximenez australiano fortificato: assaggio che tornerà utile per il D5 del WSET. Sempre a Londra, abbiamo avuto anche l’onore di una cena intima a Maison Estelle, a Mayfair (per chi ha giocato al Monopoly inglese, l’equivalente di Piazza della Vittoria), un esclusivo club ricavato da una rara architettura giorgiana, lo stile del XVIII secolo antecedente il vittoriano, dominante a Londra. Nei giorni di Londra ho avuto modo di apprezzare anche templi del vino come l’enoteca Hedonism e il suo incredibile caveau, e la prima sede di uno dei più grandi merchant del Regno, Berry Bros and Rudd.

Parigi come sempre è stata complicata. Eravamo in una casa in Place des Vosges, luogo magico, con queste finestre antiche affacciate sulla piazza, per me la più bella non solo del Marais ma di tutta Parigi. Però c’erano dei lavori in corso e la casa è ormai un luogo di ricevimento, quindi si è un po’ perso quel senso di vissuto, di privato che avevamo a Milano e Londra e che avremmo ritrovato anche a Berlino. Poi gli ospiti, coi quali, vuoi il loro essere intimamente parigino, vuoi un po’ di conflitti linguistici, l’interazione non è stata facile. Ma la serata è andata comunque molto bene. L’indomani abbiamo condotto degustazione e pranzo al ristorante A Casa Tua all’interno dello squisitissimo e a la page JK Place di Parigi, nella Rive Gauche parigina, a pochi metri dalla stazione, ora museo perla dell’Impressionismo, Museo d’Orsay. Qui l’interazione è stata facilitata dal comun denominatore del vino, ed è stato un piacere confrontarmi poi con alcuni di loro nel dopo pranzo ad aiutarmi anche coi metodi classici francesi, Champagne e Cremant, oggetto del prossimo venturo esame D4 del DWSET. La serata poi si è conclusa in un locale un po’ unconventional, il Dirty Lemon, al Marais, dove abbiamo incontrato i nostri nuovi partner delle enoteche parigine NYSA, un piccolo gruppo di enoteche gioiello che già avevo apprezzato nei miei trascorsi parigini, prima che queste diventassero clienti Ruffino.

Last, but not the least, Berlino. Ci eravamo stati con la famiglia per l’ultimo dell’anno, e innumerevoli volte per lavoro e per piacere. Berlino è la mia capitale europea, il perno del Novecento, città di storia, design (il Bauhaus), gli anni 20 con la favolosa serie tv Babylon Berlin, integrazioni culturali, musei che raccontano le civiltà sepolte, continue innovazioni e sperimentazioni. Berlino è stata forse la tappa più riuscita di una tournee comunque vincente. Vuoi che eravamo piuttosto allenati e avevamo lavorato su alcune limature da fare in itinere, vuoi il perfetto inglese dei tedeschi, vuoi una meticolosa organizzazione da parte di AD Germania, vuoi il cibo squisito che ha accompagnato i pasti, tutti fattori che hanno concorso al successo delle giornate. La casa era un meraviglioso appartamento nella zona di Charlottemburg, zona residenziale a ovest. Al tavolo persone creative, curiose, con un grande senso estetico – io avevo accanto due persiane per esempio, una disegna gioielli, l’altra cappelli. Il mio speech è stato ascoltato con passione, percepivo le vibrazioni in positivo, e quindi mi sono anche un po’ dilungato, ho fatto perifrasi, excursus storici, qualche aneddoto attorno ai vini. Bene anche il pranzo il giorno successivo, al Pots di Potzsdammer Platz, una area, più che una piazza, che avevo sempre un po’ trascurato nei miei trascorsi a Berlino ma che a guardarla meglio ha ben più anima di quanto appaia dalle slanciate architetture moderniste e dai brand globali che qui si trovano. Potzsdammer Platz è stata la prima grande ricostruzione della Germania Unita e il centro della piazza era totalmente diviso in due dal muro, di cui una vestigia, compresa la didascalia, ricorda ancora dell’esistenza di quel passato fra DDR e BRD, Est ed Ovest, dal 1961 al 1989.

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